Red Tina: l'ultima rosa per Tina Modotti di Giuseppe Giancarlo Calascibetta
Red Tina: l’ultima rosa per Tina Modotti .
di Giuseppe Giancarlo Calascibetta, scrittore fotografo
I due volti di Tina sono pervasi dalle luci e ombre della cromatura rossa,che ricopre l’intera immagine, metafora della passione di Tina, del suo amore per il palcoscenico, come attrice, fotografa, rivoluzionaria, partigiana. Un volto con gli occhi chiusi alla realtà, eppur sognanti, il cui animo fu insanguinato dalla morte il 5 gennaio 1942.
Tina Modotti nasce Udine il 17 agosto 1896. Nel giugno del 1913 lascia l’Italia, per raggiungere il padre a San Francisco, dove trova lavoro presso una fabbrica tessile. In quel periodo, si avvicina alla recitazione e nel 1918 sposa il pittore Robo. I due si trasferiscono a Los Angeles, dove Tina diventerà un’attrice famosa. Fin da subito è la modella del fotografo Edward Weston, da cui apprende l’arte della fotografia. Si trasferisce poi a Città del Messico, dove frequenta gli ambienti del Partito Comunista Messicano. Apre uno studio fotografico e diventa in poco tempo una famosa ritrattista, ottenendo le attenzioni della famosa pittrice Frida Kahlo e del suo compagno Diego Rivera. Viene scelta come fotografa ufficiale del movimento muralista messicano.
Perseguitata per le sue idee politiche, Tina decide di partire con il compagno, Vittorio Vivaldi, per la Russia. Nel 1936, si trasferiscono in Spagna, e si arruolano come partigiani nelle Brigate Internazionali per contrastare la politica fascista di Francisco Franco. Nel 1939, dopo il collasso del Fronte Repubblicano e l'instaurazione del regime franchista, i due lasciano la Spagna per far ritorno in Messico, dietro falso nome.
Tina Modotti muore a Città del Messico, secondo alcuni in circostanze sospette.
Una storia, una vita, un’artista, libera dagli schemi sociali, tardivamente riscoperta dalla
storiografia. Tina Modotti è diventata la modella della mia opera per rammentare quello spirito di libertà che ha accompagnato l’anima di migliaia di uomini e donne unitisi in quell’epoca storica, per ribaltare l’autoritarismo della politica nazionalistica e dare origine alle nostre attuali democrazie, che devono continuare ad essere tutelate con la cultura della libertà.
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