L’UNIVERSO POETICO DI ATTILIO SCIMONE di Giuseppe Calascibetta
L’UNIVERSO POETICO DI ATTILIO SCIMONE
la fotografia si fa materia
Spesso quando parliamo di fotografia, pensiamo subito a Photoshop o all’ultimo modello di mirrorless presente sul mercato per raggiungere quella nitidezza massima, tanto amata dai neofiti e dallo stesso Ansel Adams.
Per Attilio Scimone, fotografo professionista da 40 anni in Sicilia, abituato a fotografare con il banco ottico, il suo unico problema è trasformare la fotografia in una scultura o meglio in materia. Usare i sali d’argento per costruire la fotografia è un viaggio introspettivo che non si conclude con il semplice scatto o trasposizione di una porzione della realtà nel rullino; va oltre, continua con la materializzazione dello scatto in camera oscura. L’argento, la luce, l’idea e l’anima del fotografo si trasformano in catarsi primordiale delle sue sculture fotografiche. La superficie fotosensibile non solo contiene l’immagine fotografata, ma diventa una nuova pelle su cui immergere lo sguardo e toccare con le mani, trasformandola in un oggetto tridimensionale: materia grezza pronta per essere accoltellata, graffiata, delimitata e incorniciata come un’opera d’arte.
La fotografia si stacca dalla semplice arte visiva per diventare materia tattile, pronta ad essere accarezzata nella sua ruvidezza e nelle sue cicatrici create appositamente con i grandi spazi in bianco e nero delle sue foto.
Gli scatti di Scimone non sono semplici paesaggi o ritratti di gente comune, sono luoghi solitari dove l’anarchia e il disordine regnano sovrani come la gente priva di valori umani, morali e relazionali. Un grido di voce e violenza in un territorio paesaggistico straordinario ma che affoga con la bocca e le mani nel suo tepore del lutto, della vana gloria al servizio del male. Cieli cupi condiscono i suoi scatti con spazi desertici, asciutti, neri, aridi. Una luce stridente brucia la bellezza contrastata di questi paesaggi introspettivi occultati. Attilio Scimone, non rinnega la bellezza del panorama come scultura della natura, semplicemente la reinterpreta in chiave onirica e spirituale diventando cosi radiografia della propria anima.
Lascia fluire i suoi sentimenti e il suo universo poetico, ostacolati da quelle sovrastrutture culturali generazionali e territoriali, che strappano il vivere presente, accollate da quelle memorie tradizionaliste del passato che soffocano la voce di chi parla del futuro. I tagli su tela, che potrebbero ricordare Fontana, sono strappi per squarciare le radici con il passato; crepe che desiderano aprirsi al vuoto e alla luce candida dell’universo per rigenerarsi e rinascere in una nuova anima. Le sue opere mostrano una ricerca esistenziale; individuando ed espugnando tutte quelle ombre nere che vengono rimodellate con il grignotage e la solfurazione.
Da questa materia fluida, nascono i paesaggi metafisici di Scimone: l’essere, la conoscenza, lo spazio, l’universo, l’esistenza e il passato si sovrappongono attraverso una nuova dialettica della materia e della luce, trasformandosi in sculture introspettive nello spazio e nel tempo.
Attilio Scimone ha dedicato oltre 40 anni del suo percorso professionale alla ricerca fotografica. Ha sperimentato in tutte le sue forme la fotografia all’interno di una sintesi di materia e luce. Dal 1971, durante gli anni accademici di Architettura a Palermo, si occupa di fotografia paesaggistica e di architettura. Di questi anni i primi approcci con la sperimentazione, collaborando con diversi artisti. Fin da subito stampa personalmente le fotografie esplorando la possibilità estetica e creativa della chimica fotografica. Lavora a diversi progetti utilizzando come elemento espressivo la fotografia e la stampa in bianco e nero, iniziando così un percorso artistico, punto di riferimento nei successivi decenni. Negli anni 80 si dedica alla fotografica di paesaggio, di architettura e di archeologia industriale. Gli viene commissionato dalla Provincia di Caltanissetta uno studio dal titolo “Caltanissetta ed il suo territorio”, dalla vasta documentazione fotografica prodotta utilizzando il formato 4×5″, e pubblicati 5 volumi. La critica comincia a riconoscerlo. Segue la campagna fotografica di archeologia industriale con oggetto le miniere abbandonate di zolfo della Sicilia. Gli anni ’90, invece, sono dedicati alla sperimentazione fotografica. Perfeziona molti processi di viraggio e soprattutto realizza diverse opere con la tecnica del Grignotage e del Polaroid Transfer. Cominciano a delinearsi anche i temi che riprenderà in futuro con rinnovata creatività e nuove visioni sempre adeguate alla contemporaneità del momento.
Dal 2000 la sua ricerca si sposta completamente sull’aspetto tematico ed estetico nell’assoluta analisi di un percorso che sarà totalmente dedicato al segno della materia e della luce. Nascono così una serie di ricerche: “Materia e Luce”, “Silenzi”, “Still”, “Multiverso”, “Naufrago”, “Suoni”, “Luci a Sud”, “Studio”, “Women in nondescript landscape”, “Paesaggi Intimi”, “Variazioni”. In parallelo produce libri d’artista, editati in copia unica. La ricerca assume aspetti sempre più orientati verso un segno sempre presente nelle opere. Le sue opere e libri d’artista arricchiscono collezioni pubbliche e private.
Testo di Giuseppe Calascibetta
Fonte: https://fiaf.net/social/2024/06/17/luniverso-poetico-di-attilio-scimone/
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